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Io e la Giornata Contro la Violenza sulle Donne. Riflessione sul suo valore

Foto di Valeria Lovato

Sabato scorso mi sono ritrovata a pranzare da sola. Per attutire il silenzio in cucina ho acceso il computer così da poter godere della compagnia di un radiogiornale mentre tagliuzzavo il radicchio. Opto per una radio italiana per tenermi un po’aggiornata rispetto a quello che sta succedendo in Italia. Ed in effetti mi rendo conto  del fatto che mentre io apro il frigorifero per scegliere cosa accompagnare alla mia insalata invernale in Italia molte mie coetanee stanno scendendo in piazza per protestare contro la violenza sulle donne. E non è solo la società civile a prendere voce in un dibattito che spesso viene sottovalutato a monologo, ma anche alcune istituzioni italiane ne partecipano: una delle due camere del Parlamento accoglie italiane che hanno subito violenza, magistrate, rappresentanti delle forze dell’ordine  e dei centri antiviolenza per raccogliere le loro testimonianze e creare un forte centro di riflessione comune. L’invito a condividere la propria esperienza è stato mosso dalla Presidentessa della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ed è di nuovo lei ad esortare le altre forze politiche del Paese a smettere di ignorare il problema della violenza che troppe donne sono costrette a subire.

Ammetto che resto colpita dalle parole che i media italiani mi trasmettono nel mio primo pomeriggio berlinese. Io ho avuto la fortuna di non assistere mai ad un atto di violenza fisica fuori dallo schermo se non in un bar di Belfast dove davanti ai miei occhi cominciò una zuffa tra ubriachi, e di trovarmi ora nel mezzo di una relazione sentimentale all’insegna della dolcezza e del rispetto reciproco. Dalla mia prospettiva avvantaggiata, a me stupisce sentire ancora l’appello della politica e della società civile che chiede di reagire a questi episodi troppo frequenti di violenza quotidiana. Riconosco la necessità di questi appelli, ma non ne afferro la dimensione concreta. Ed è proprio l’essere naive rispetto a questa realtà e il fatto che parte della popolazione goda di questo vantaggio che rende così necessario l’intervento massiccio di media e poteri politici nel trasmettere un messaggio fondamentale: la violenza sulle donne esiste, è un problema e va affrontato.

Nel frattempo il radiogiornale finisce, il mio riso si è scaldato e io sono ancora da sola di fronte al mio pranzo. Scaccio lo stesso silenzio che mi infastidiva prima e che ora è tornato con un telegiornale tedesco – in fondo al momento vivo qui, devo anche capire cosa succede qui. Noto però che il TG non dà uno spazio mediatico alla giornata contro la violenza verso la popolazione femminile.

Dopo aver pulito il piatto dall’infelice combinazione di radicchio e riso controllo se per caso in Germania la giornata di sensibilizzazione alla violenza contro le donne non sia riconosciuta visto che sul sito del telegiornale che seguivo qualche minuto prima non ne ho trovato traccia. E invece si, il motore di ricerca mi dice che anche i nostri vicini tedeschi chiamano il 25 novembre “Internationaler Tag gegen Gewalt an Frauen” (la traduzione nasconde lo stesso nominativo citato più volte qui sopra rispetto a questo famoso sabato italiano).  Eppure trovo pochi articoli dedicati al tema e alla giornata indetta a livello internazionale alla riflessione sul problema della violenza di genere – pochi articoli su pochi giornali tedeschi, nessuno dei quali menziona un accenno alle vittime o alla serietà di questo fenomeno da parte di attori politici.

Che non ci sia violenza sulle donne in Germania? No, non è questa la spiegazione alla scarsa attenzione mediatica. I pochi giornalisti che hanno deciso di parlarne sui pochi giornali che hanno scelto di dedicare uno spazio a questa giornata citano dai 130 000 ai 160 000 casi di violenza fisica, spesso di natura sessuale, inflitta a donne residenti in Germania solo in quest’ultimo anno. Quindi no, decisamente non si tratta di un problema che non riguarda la popolazione tedesca. Forse il sopruso non è considerato un tema su cui discutere pubblicamente e apertamente qui, magari non lo si ritiene adatto alle testate dei giornali e alle bocche dei politici. Personalmente lo trovo un peccato però: è un’occasione persa per rendere più consapevoli, forti, preparate e soprattutto responsabili tutte le persone fortunate come me che sono ignare dell’abuso che tante coetanee, vicine e magari anche amiche sono costrette a subire. E soprattutto si spreca così una chance per ridare dignità e un po’ di coraggio a chi la violenza l’ha dovuta subire – e mi riferisco a un numero indefinito di donne e uomini di poco inferiore ai 200 000 cittadini tedeschi.

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“LA MASCHERA COME MEZZO DI ESPRESSIONE”. Workshop per donne emigrate e rifugiate

  • Costruire e pitturare maschere
  • Esprimersi attraverso il movimento corporeo
  • Documentazione tramite il formato “fotografia emozionale”

Il gruppo di ReteDonne Berlino ha concepito e organizza un workshop interdisciplinare sulla maschera come mezzo di espressione.

Con l’aiuto della propria fantasia e creatività le partecipanti al workshop produranno, pittureranno e porteranno in vita tramite il movimento del proprio corpo maschere in gesso e una particolare carta proveniente da Venezia.

Il lavoro creativo della creazione delle maschere aiuta una miglior comprensione di una lingua universale che lega ed accomuna tutte le culture. La maschera è un potente strumento di espressione e, in virtù di ciò, un mezzo di comunicazione. Essa facilita la comunicazione e aiuta a superare barriere linguistiche.

Il corso si terrà:

  • venerdì 6 ottobre dalle ore 17 alle ore 20
  • sabato 7 ottobre dalle ore 10 alle ore 17
  • sabato 14 ottobre dalle ore 10 alle ore 17
  • domenica 15 ottobre dalle ore 14 alle ore 17

La partecipazione è gratuita, per registrarsi contattare la referente del corso Rachelina Giorndano (Tel.: 030 693 1118 o 0171 96 27 567).

Il workshop è organizzato nel quadro dell’iniziativa “MUT” grazie al sostegno di ReteDonne, Damigra e del Ministero tedesco degli affari in materia di migrazione e integrazione.

 

RE-BILD 17 bei der 7. FAMILIENNACHT

La sezione di Berlino di ReteDonne e.V. è lieta di annunciare la cooperazione con JFSB Jugend- und Familienstiftung che sosterrà finanziariamente il progetto di pittura RE-BILD 17 della nostra Valentina Sartori – www.familienportraet.net.

RE-BILD prevede una nuova serie di dieci ritratti a grandezza naturale di famiglie che abitano temporaneamente in un centro profughi a Prenzlauer Berg. I ritratti verranno presentati il 07 Ottobre 2017 in diverse locations partecipanti alla 7. Familiennacht, creando all´interno del festival per famiglie un percorso organico e multiforme.

Il finanziamento prevede anche un tour con bus e guida turistica nelle lingue arabo e farsi per le famiglie partecipanti al progetto. I protagonisti visiteranno in questo modo i loro ritratti in diversi contesti della città di Berlino, godendo degli spettacoli di teatro, danza, circo, mostre o letture presentati nel programma della 7. Familiennacht.

Die Berliner Gruppe von ReteDonne e.V. freut sich die Kooperation mit der JFSB Jugend- und Familienstiftung ankündigen zu dürfen. Die Stiftung wird das Projekt RE-BILD 17 von unserem Mitglieder Valentina Sartori – www.familienportraet.net – finanziell unterstützen.

RE-BILD wird zwischen Juni und Oktober 2017 zehn Familien, die z.Z. in einer Gemeinschaftsunterkunft für Geflüchtete in Prenzlauer Berg wohnen, ansprechen und gemeinsam ihre malerischen Familienportraits realisieren. Die Portraits werden am 07. Oktober 2017 im Rahmen der 7. Familiennacht in unterschiedlichen Orten des Festivals ausgestellt. Zum Projekt gehört dazu, eine Stadtrundfahrt mit Arabisch-Persischer Führung für die teilnehmenden Familien. Die Protagonisten werden ihre Bilder an verschiedenen Stellen der Stadt Berlin besichtigen und die Angebote der 7. Familiennacht gemeinsam genießen.

Bitte lesen Sie noch mehr unter: www.jfsb.de

 

 

Domenica 13 Dicembre al MEK: “Krippe Mischmasch”

Ultimo appuntamento del ciclo di eventi legati ad “Erfüllbare Träume? Italienerinnen in Berlin” in corso al Museum Europaeischer Kulturen. Domenica 13 dicembre, alle ore 14.00, si terrà il workshop “Krippe Mischmasch”.

Il laboratorio, ispirato all’omonima istallazione presente in mostra, è a cura di Eloisa Guarracino e Sara Di Pede, con la presenza di Rachelina Giordano.

Sul modello dell’antica arte napoletana, si realizzeranno statuine insolite e di tutti i tipi-
Sarà inoltre possibile seguire una visita guidata, a cura di Giovanna Tonelli, delle opere in mostra.
PRESEPE
Ispirato all’istallazione “Krippe Mischmasch” presente in mostra, il workshop inviterà i bambini alla realizzazione di una propria statuina del presepe, che potrà rappresentare, a seconda della fantasia, come nel caso dell’opera in mostra, un personaggio delle favole della tradizione italiana e tedesca. Con del semplice cartone ondulato e una vasta gamma di pastelli a olio, i bambini creeranno una statuina, che potranno poi portare a casa e affiancare al classico Tannenbaum.

I bambini saranno inoltre condotti ad una visita guidata della mostra, per scoprire dal loro personale punto di osservazione le tracce della cultura italiana, in particolare nel caso di “Krippe Mischmasch”, opera realizzata a propria volta da un gruppo di bambini italo-tedeschi. Il workshop è a ingresso libero dai 5 anni in su (max. 15 partecipanti).

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Der Workshop bezieht sich auf die “Krippe Mischmasch”, die in Rahmen der Ausstellung zu sehen ist. Jedes Kind, das an dem Workshop teilnimmt, wird eine Krippenfigur erstellen, die Inspiration aus den Gestalten der deutsch-italienischen Märchenwelt findet. Die Kinder werden Wellpappen und Ölfarben als Materialien zur Verfügung haben. Damit basteln die Kinder eine Figur, die mit nach Hause genommen werden kann.

Die Kinder werden auch kurz durch die Ausstellung im Museum geführt und sehen die Krippe Mischmasch, die von deutsch-italienischen Kindern gestaltet wurde. Teilnahme für Kinder ab 5 Jahren (max. 15 Teilnehmer).